Sandro Sanna:
il valore costitutivo della luce

La ricerca costante della mutevolezza dell’immagine, l’evocazione tridimensionale dei suoi lavori per dare vita a sculture nel piano

In una tiepida giornata di primavera ci ritroviamo nello studio di Sandro Sanna, accademico virtuosi dal 2000, per conoscere meglio il suo lavoro, l’attitudine alla progettazione e la ricerca incessante sulla natura della luce: entità portante di tutto il suo operato.

Sin da giovanissimo, frequentando l'Istituto d'Arte di Roma, Sanna ha avuto modo di entrare in contatto con le tecniche tradizionali dell’arte e della materia, anche grazie alla lezione di maestri del calibro di Uncini, Lorenzetti e Livi, capaci di trasmettere conoscenza con naturale predisposizione.

La progettazione per Sanna rappresenta un punto importante del suo processo creativo, spesso frutto di tempi lunghi ed innumerevoli passaggi. Da qualche anno, come ci racconta, per la fase di studio si serve di programmi di modellazione 3D ed animazione (come Cinema 4D) che gli offrono l’opportunità di comporre set virtuali, mettendo in atto sperimentazioni di varia natura che poi devono trovare una loro concretezza attraverso la traslazione pittorica. Il linguaggio pittorico, infatti, resta il mezzo ultimo per arrivare alla elaborazione ulteriore del pensiero, pur mettendo a rischio l’integrità e gli equilibri creati a livello cognitivo.

Un altro pilastro attorno a cui si struttura il lavoro di Sanna è la luce e la ricerca costante della mutevolezza dell’immagine, ottenuta anche grazie all'utilizzo di microfilm metallici e sintetici, che hanno una loro peculiarità cromatica. L’evocazione tridimensionale dei suoi lavori non è casuale, egli cerca di dare vita a sculture nel piano, ricavando spazi d’immersione. In altre parole, il suo intervento è sempre di natura installativa, finalizzato ad interpretare la terza dimensione che, a sua volta, interpreta l’opera e azzera quanto più possibile ciò che sta attorno, per dare la possibilità di accedere a qualcosa sempre di nuovo.