Venezia fino al 25 novembre 2018

Venezia || Biennale Architettura 2018
5 padiglioni per iniziare

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  • C’è tempo sino al 25 novembre per correre la maratona veneziana dell’architettura, a cura di Yvonne Farrell e Shelley McNamara. L’edizione 2018 della mostra internazionale dedicata alle ricerche più attuali sul campo si intitola FREESPACE, richiamandosi alla “capacità dell’architettura di offrire in dono nuovi spazi liberi a coloro che la utilizzano, nonché sulla sua capacità di soddisfare i desideri inespressi”, come recita il manifesto stilato dalle due curatrici.

    La rassegna si articola tra le Corderie, le Artiglierie e il Padiglione Centrale e conta oltre settanta partecipazioni, affiancate da numerose altre presenze distinte in due ampi nuclei: Close Encounter, meetings with remarkable projects, con lavori provenienti da una riflessione su progetti simbolo del passato; la seconda, The Practice of Teaching, raccoglie lavori sviluppati nell’ambito dell’insegnamento. Inoltre, alle partecipazioni consuete, quest’anno si registrano altri sei paesi debuttanti: Antigua&Barbuda, Arabia Saudita, Guatemala, Libano, Pakistan e la Santa Sede. 

    Mentre c’è ancora tempo per metabolizzare i ragionamenti e dare vita ad un dibattito approfondito sui punti di forza e le debolezze di questa sedicesima edizione della Biennale Architettura, ecco almeno cinque padiglioni che meritano una sosta immediata, sia per la declinazione del concept centrale sia per l’abilità formale che li contraddistingue.

     

     

    #1. Stati Uniti
    Dimesions of Citizenship

    A cura di Niall Atkinson, Ann Lui, Mimi Zeiger

     

    Nell’era bulimica della globalizzazione, della iper-digitalizzazione e delle violente trasformazioni geopolitiche, che significato assume il concetto di cittadinanza? Esiste un riscatto della cittadinanza e a quali condizioni? Sono questi gli interrogativi attorno ai quali si interroga il Padiglione americano presentato alla sedicesima edizione della Biennale Architettura, declinando il tema di scottante attualità secondo sette livelli dimensionali: Citizen, Civitas, Region, Nation, Globe, Network e Cosmos. Altrettanti team di ricerca, composti da architetti, paesaggisti, designer e artisti, sono stati invitati a ragionare sui rispettivi stadi assegnati, utilizzando la complessità dell’architettura per evidenziare i paradossi sociali, culturali, economici che attraversano le persone e l’ambiente.

    http://dimensionsofcitizenship.org

     

     

    #2. Italia
    Arcipelago Italia. Progetti per il futuro dei territori interni del Paese

    cura di Mario Cucinella

     

    Cinque aree strategiche, sei studi di architettura, un mix di competenze multidisciplinari per indagare il territorio nazionale, dal micro al macro, che corre dalla Barbagia con la piana di Ottana, nella regione centrale della Sardegna che si estende lungo i fianchi del massiccio del Gennargentu; alla Valle del Belice con focus su Gibellina, nella Sicilia occidentale in provincia di Trapani; da Matera nella sua relazione con la Valle del Basento; al Cratere e Camerino con la zona dell’Italia Centrale colpita dal terremoto del 2016; sino all’Appennino Tosco-Emiliano. Il padiglione italiano è una indagine che parte dalla storia di queste porzioni di terra, dalle peculiarità paesaggistiche, e affronta il presente per offrire una visione di futuro, in termini di sostenibilità e rispetto dei propri ecosistemi. Per dirla con le parole del curatore Mario Cucinella, attraverso questo progetto si vuole “dar voce a quel ricco e prolifico mondo dell’architettura empatica che si esprime in piccoleazioni di miglioramento e di dialogo, capaci di affrontare il rapporto, ovviamente mai completamente risolto, tra la storia, il contemporaneo e il paesaggio. Soltanto così il lavoro degli architetti può tornare ad un ruolo di responsabilità sociale”.

    www.arcipelagoitalia.it

     

     

    #3. Australia
    Repair

    A cura di Mauro Baracco e Louise Wright di Baracco+Wright Architects, in collaborazione con Linda Tegg.

     

    Il padiglione australiano rappresenta un momento di pausa, di vera immersione in un paesaggio naturale con gli occhi puntati sulle sperimentazioni video e luminose che occupano la parete, senza perdere il contatto con il messaggio che intende comunicare: la relazione sinergica tra ambiente naturale e ambiente costruito. La macchia verde, vivibile e attraversabile, è il frutto dell’installazione di 65 specie provenienti dalle praterie delle pianure occidentali, come una sorta di promemoria al fatto che solo l’1% di queste piante sopravvive e riesce ad adattarsi all’evolversi dell’ecosistema. La parte tecnologica, invece, è il risultato di una serie di progetti video, intitolati Ground, che danno dimostrazione delle diverse forme di interazione con il concetto di riparazione e ripristino. Ad essi si aggiunge una terza componente del disegno generale del padiglione, Skylight, incarnata dall’illuminazione preposta a simulare l'energia solare necessaria a sostenere le piante all'interno dello spazio espositivo. In altre parole, l’obiettivo di Repair è di “stimolare la discussione sui valori architettonici fondamentali” e convalidare “la rilevanza dell'architettura in questo pianeta dinamico”.

    http://wp.architecture.com.au/venicebiennale/

     

     

     

    #4. Santa Sede
    Vatican Chapels

    A cura di Francesco Dal Co

     

    La vera novità di quest’anno è il padiglione della Santa Sede, ideato da S.E. Il Cardinale Ginfranco Ravasi e curato da Francesco Dal Co, nell’Isola di San Giorgio. Il progetto curatoriale prende forma dal modello della Cappella nel Bosco costruita nel 1920 dall’architetto Gunnar Asplund nel Cimitero di Stoccolma. La cappella oltreppassa la sua connotazione canonica e diventa luogo libero di riflessione, di lettura introspettiva, di incontro. Su queste basi hanno lavorato dieci architetti invitati a ragionare sul tema: Norman Foster, Francesco Cellini, Eduardo Souto de Moura, Terunobu Fujimori, Andrew D. Berman, Javier Corvalàn Espinola, Flores & Prats, Sean Godsell, Carla Juacaba, MAP Studio e Smiljan Radic Clarke. Il percorso è una sorta di pellegrinaggio che si snoda lunga la porzione verde all’estremità dell’isolotto, dove si incontrano le dieci strutture, una più diversa dell’altra, tutte altrettanto capaci generare un sentimento di riposo e accoglienza.

    http://www.cultura.va/content/cultura/it/eventi/major/architettura.html

     

     

    # 5. Gran Bretagna
    Island

    A cura di Caruso St John e Marcus Taylor

     

    Il padiglione britannico è un luogo di memoria, di ricostruzione, di prospettiva per il futuro, di riflessione sull’attuale condizione politica. Il visitatore si trova davanti due possibilità, due scale: la prima conduce all’interno del classico edificio; la seconda porta al tetto, ad una nuova struttura. Lo spazio chiuso è un il luogo dell’isolamento, è nudo, porta con sé solo i segni i segni visibili degli occupanti precedenti. Durante i sei mesi della Biennale, gli le sale saranno rivitalizzate da studenti, attori, musicisti, che daranno il loro contributo di idee e azioni. La seconda scala, invece, connessa ad una impalcatura, porta il visitatore sul tetto, introducendo lui un nuovo ambiente. La struttura si richiama ad un intervento di ricostruzione di un qualcosa, mentre il motivo sul pavimento evoca le piazze italiane, dal centro spunta il vertice del tetto della galleria centrale, come una sorta di residuo del passato, che rievoca i momenti in cui Venezia è sommersa dall’acqua alta ed emergono le passerelle per consentire il passaggio ai pedoni. La piattaforma si apre poeticamente ad una vista estesa sulla laguna.

    https://venicebiennale.britishcouncil.org

    INFO
    16. Mostra Internazionale di Architettura
    Venezia, 26 maggio - 25 novembre 2018
    Giardini-Arsenale
    FREESPACE
    a cura di Yvonne Farrell e Shelley McNamara
    www.labiennale.org/it/architettura/2018