Solennità di San Giuseppe 2022

Il Saluto del presidente Pio Baldi

Prima di tutto vorrei ringraziare Sua Eminenza mons. Ravasi che ha accettato di venire qui a celebrare la Messa di San Giuseppe; mons. Marco Frisina con il suo Coro della Diocesi di Roma che ha animato questa Messa. Ringrazio tutti i concelebranti e ringrazio voi, fratelli accademici, amici che siete intervenuti.

Concorso a premi per le pontificie Accademie

Ogni anno, a rotazione, una delle 7 Accademie Pontificie organizza un concorso a premi su temi in linea con la propria identità e la propria missione.

Per la organizzazione del premio quest’anno è il turno della nostra Accademia.

Abbiamo pensato di mettere a concorso un argomento insieme antico e attualissimo, un tema che è all’incrocio tra arte, religione e liturgia: come coniugare la rappresentazione di immagini, arredi o architetture sacre con le forme della creatività contemporanea.

Ogni epoca, infatti, ha rappresentato le figure ed i temi sacri con forme, colori e iconografia diverse corrispondenti all’arte del proprio tempo.

Anzi, a rovescio, si può ben dire che proprio le committenze della Chiesa hanno coraggiosamente innovato l’arte determinando il cambiamento e la modernizzazione delle rappresentazioni iconografiche sacre, ma anche civili e laiche.

Basta pensare a Giotto che ha inventato la pittura medioevale nella chiesa di Assisi o nella cappella degli Scrovegni o a Masaccio nella cacciata dal Paradiso T. (Cappella Brancacci a S. Maria del Carmine) a Donatello, Brunelleschi che creano il Rinascimento, a Raffaello e Michelangelo che introducono in modo grandioso l’arte nel ‘500 o ancora Bernini, Borromini, Pietro da Cortona che inventano il Barocco: sono tutte committenze della Chiesa che innovano l’arte sacra e si trasmettono all’arte laica e civile.

È con l’impressionismo, nella seconda metà dell’ottocento, che il rapporto tra arte e liturgia comincia a mostrare delle crepe. Monet, Manet, Cézanne, Renoir, Degas, abbandonano il principio dell’arte come rappresentazione e passano piuttosto ad un’arte come evocazione, come suggestione della realtà.

Con i movimenti artistici del primo ‘900 trainati dal cubismo, dal futurismo e poi dal surrealismo e dall’astrattismo ancora di più si spezza il rapporto tra arte moderna e liturgia.

Anche l’architettura religiosa che aveva creato capolavori con il duomo romanico, le cattedrali gotiche le basiliche barocche, fatica a seguire le trasformazioni dell’architettura razionalista e iper tecnologica di oggi e cioè fatica a creare edifici con le forme della contemporaneità.

E in effetti, come mi diceva qualche tempo fa don Valerio Pennasso capo dell’Ufficio nazionale per l’edilizia di culto della CEI, sono spesso proprio i credenti, il popolo delle parrocchie, che hanno difficoltà a confrontarsi con l’arte e l’architettura di oggi. Ed ecco che abbiamo chiesette neogotiche (Sacro Cuore lgt Prati) o colossi neoromanici come la piacentiniana chiesa di Cristo Re a viale Mazzini o addirittura, come è stato detto, edifici in stile neo egizio o neo-assiro-babilonese.

Su queste riflessioni, si basa quindi il tema del concorso della nostra Accademia Pontificia: chiedere a giovani under 35 contributi scritti o figurativi che illustrino la capacità di inventare l’architettura sacra e l’arte sacra di oggi esprimendo l’umanesimo e la trascendenza cattolica con le forme della contemporaneità. Il concorso è aperto a giovani under 35 e speriamo in contributi ricchi di idee e di proposte innovative.

Enigma Raffaello

Il mio tempo è quasi finito, ma vorrei almeno accennare alla attività che ha occupato quasi due anni dell’impegno dell’Accademia.

Abbiamo firmato un accordo a quattro con l’Università la Sapienza, con i Musei Vaticani e con l’Accademia di Belle Arti di Roma su un progetto di ricerca che si chiama Enigma Raffaello. Il progetto è stato approvato dal Comitato nazionale del Ministero beni culturali per la celebrazione dei 500 anni dalla morte dell’artista.

Il grandissimo pittore, come sapete è sepolto qui nel Pantheon e sulle cause della sua morte sono molti di più i dubbi che le certezze. Raffaello scompare a 37 anni in piena attività e gloria, apprezzato universalmente, amato dalle donne.

Il Pontefice Leone X gli aveva assegnato una grandissima quantità di incarichi: la decorazione delle Stanze in Vaticano, l’incarico di architetto della basilica di S. Pietro, gli arazzi per la cappella Sistina, la decorazione delle logge vaticane, la nomina di Praefectus marmorum et lapidum omnium.

In aggiunta alle committenze papali, il banchiere Agostino Chigi, uno degli uomini più ricchi e potenti del tempo, un vero oligarca rinascimentale, aveva affidato a Raffaello molti incarichi prestigiosi quali gli affreschi nella propria villa Chigi-Farnesina (Galatea, Amore e Psiche) l’affresco delle Sibille a S. Maria della Pace, la cappella Chigi a S. Maria del Popolo.

Non a caso questi due illustri committenti di Raffaello, Agostino Chigi e Papa Leone X muoiono in circostanze ravvicinate e misteriose. Il banchiere Chigi l’11 aprile 1520 a soli sei giorni dalla scomparsa di Raffaello e il Pontefice circa 1 anno più tardi. Con la loro scomparsa viene meno una delle più potenti lobby artistiche, religiose e finanziarie di quel tempo.

Alla luce delle possibilità offerte dalle tecnologie contemporanee, il gruppo di ricerca Enigma Raffaello propone oggi la apertura della tomba del Sanzio per finalità storico–scientifiche. La riapertura della tomba potrebbe avvenire, su progetto micro-invasivo dei Laboratori di restauro dei Musei Vaticani, con più di un obiettivo:

  • In primo luogo, grazie a tecnologie molto innovative nel campo medico-scientifico con l’analisi di piccoli frammenti ossei, si possono ottenere risultati attendibili sulle cause che hanno determinato la fine dell’artista: malattia? Avvelenamento? Altro?
  • Di conseguenza (secondo obiettivo) si attiverebbe una riflessione in ambito storico-artistico sulle vicende legate agli ultimi anni di vita e alle committenze dell’Urbinate: chi poteva avere interesse alla scomparsa del Sanzio? E inoltre, quale influenza può avere avuto la sua fine nella evoluzione della storia dell’arte figurativa?
  • Il terzo obiettivo consisterebbe nel sistemare, restaurare e mettere in sicurezza le spoglie del Sanzio, sicuramente alterate e rese precarie dalle alluvioni che hanno allagato il Pantheon nel tempo fino alla costruzione, nel 1870, dei muraglioni di contenimento del Tevere.

Tutto questo naturalmente può essere fatto se c’è l’approvazione di tutte le autorità competenti sulla questione. È per questo che, grazie ad un suggerimento della Dr Margozzi, Direttrice dei musei statali di Roma, si è pensato a un tavolo tecnico, con i rappresentanti di tutte le istituzioni chiamate a decidere, che possa discutere sulla opportunità di una apertura della tomba del Sanzio.

Giuseppe l’uomo dei sogni

L’Accademia dei Virtuosi nasce nel segno di S. Giuseppe cui fin dall’inizio (e parlo del XVI secolo) gli affiliati sono devotissimi. Giuseppe l’uomo dei sogni, come lo ha chiamato S.E. Ravasi è una figura a volte trascurata o sottovalutata, ma di grande importanza e modernità.

Sono attuali i suoi sogni visionari che si aprono nei quadri di Giovanni Baglione, di Giacinto Brandi, di Rembrandt e di mille altri pittori che rappresentano il sogno premonitore che fa intravedere un evento che poi si avvererà come la nascita di Gesù o come la fuga in Egitto. Con tutte le differenze e con tutte le esclusioni anche noi oggi viviamo in un mondo in cui una realtà parallela e visionaria ci condiziona attraverso la moltitudine delle immagini che si accendono sugli schermi elettronici che ci circondano e ci indirizzano.

È attualissima, purtroppo, la sua figura di profugo, di migrante, di rifugiato che deve attraversare un deserto in andata e in ritorno dall’Egitto per mettere in salvo sé e la sua famiglia, così come accade tragicamente nell’attraversamento del Mediterraneo o ancora più tragicamente nella fuga dalle bombe russe in Ucraina.

È molto attuale anche la sua figura di educatore e pedagogo in un rapporto paterno con il figlio Gesù.

Giuseppe il visionario, Giuseppe l’educatore, Giuseppe il profugo: la nostra Accademia ha sistemato tutti i propri quadri di soggetto giuseppino in un unico locale, l’Oratorio, una volta usato per le riunioni degli Accademici, che sta qui nell’interno del Pantheon e che tra breve renderemo visitabile a piccoli gruppi su prenotazione.