Roma fino al 20 maggio 2018
Renée Green, Poem #6 (Tracing), 2016© Electa_ph S.Castellani

ARABESQUES.
Antonio Ratti, il tessuto come arte

Una esposizione dedicata al profilo dell’imprenditore tessile, collezionista e filantropo di origini comasche

Da qualche giorno il Museo Nazionale Romano ospita ARABESQUES. Antonio Ratti, il tessuto come arte, una esposizione dedicata al profilo dell’imprenditore tessile, collezionista e filantropo di origini comasche, declinata attraverso una pluralità di opere e materiali d’archivio. La mostra non dà semplicemente prova del profilo multiforme del suo soggetto, ma si caratterizza come una metafora della visione lungimirante di Ratti (1915-2002). Nel corso della sua esistenza, infatti, egli ha esercitato in parallelo la cultura d’impresa, attraverso la costituzione dell’omonima fabbrica, valorizzando la sperimentazione e i processi tecnologici senza perdere il senso della tradizione, e la cultura delle arti, alimentata attraverso la nascita della Fondazione e la promozione di svariate iniziative di carattere internazionale, come: il Corso Superiore di Arti Visive, ora CSAV-Artists Research Laboratory, giunto alla 24° edizione, o la sovvenzione del primo centro di ricerca e restauro tessile al MET di New York.

La rassegna, che si dipana lungo gli ambienti di quelle che furono le terme più estese del mondo romano, si apre con una panoramica dei numerosi materiali d’archivio che testimoniano il carattere composito e il lascito di Antonio Ratti. Il percorso è un continuo ping pong tra la documentazione che appartiene al Museo Studio del Tessile della Fondazione e le opere d’arte contemporanea di artisti che hanno partecipato alle attività della stessa Fondazione. Tra i lavori che accolgono il visitatore a partire dall’aula X si segnalano, tra gli altri: il video di Rä di Martino, The Picture of Ourselves, che invita a ragionare sul rapporto tra quella che è l’apparenza e la percezione della realtà, l’installazione di Giulio Paolini, L’opera autentica, tesa a riflettere sulle precondizioni dell’opera. Ad essi si affiancano due lavori di natura socio-politica: il video Self-capital di Melanie Gilligan, uno sguardo sui cambiamenti economici e culturali della collettività, attraverso una prospettiva intima e privata, e il tessuto Jacquard di RossellaBiscotti che, attraverso una sintesi formale e cromatica, rappresenta i cittadini classificati come “altri” nei censimenti rilevati dalla città di Bruxelles. Alzando lo sguardo, campeggiano in aria gli stendardi di Renée Green, prodotti dalla Ratti S.p.A., ciascuno dei quali riporta il nome di un giardino storico sparito nel corso del tempo. Negli spazi esterni si intrecciano e si combinano le strutture modulari di Yona Friedman con una serie di opere stampate sempre dalla Ratti S.p.A, che ripercorrono la ricerca della verità proposta dall’autore nel corso della sua lunga carriera, utilizzando l’architettura come lente per analizzare i cambiamenti della società contemporanea. Rientrando all’interno, nell’aula XI si ritrovano alcuni preziosi manufatti tessili e studi appartenenti alla collezione della Fondazione, sovrastati dai quattro grandi stendardi di Matt Mullican e circondati dall’opera cinetica di Hans Haacke, White Wide Flow,dall’installazione di Luigi Ontani, Mostri comaschi su astri; e dalla scultura di vetro di Diego Perrone, che richiama visivamente le statue del complesso scultore e i reperti archeologici del Museo.

Infine, l’ultima sala invita il visitatore ad accomodarsi su una piattaforma ricoperta da un tessuto in raso che, con le sue tonalità di colore, è un omaggio all’acqua, presente una volta in queste aule adibite a cisterne per alimentare la grande natatio. La seduta consente di guardare in tutta comodità tre schermi che riproducono rispettivamente: Shadows di Joan Jonas, Smashing (Destrozando) di Jimmie Durham, entrambi realizzati in collaborazione con i partecipanti dello CSAV, e Live Feed di Julia Brown che riprende un’operaia al lavoro presso l’azienda mentre osserva un tessuto di lusso alla ricerca degli errori di stampa, incarnando così uno degli ultimi interventi umani rimanenti nel processo di lavorazione ormai del tutto automatizzato.

INFO
ARABESQUES.
Antonio Ratti, il tessuto come arte

a cura di Lorenzo Benedetti, Annie Ratti, Maddalena Terragni

Roma, 14 marzo - 20 maggio 2018
Museo Nazionale Romano
Terme di Diocleziano
via E. De Nicola 79
www.museonazionaleromano.beniculturali.it