Giuseppe Ducrot:
l’amore per l’antico e la sensibilità contemporanea

Dall’arte classica della Roma imperiale alle commissioni ecclesiastiche, sino agli arredi in ceramica, l’artista apre le porte del suo studio per parlare del suo rapporto con la scultura

Giuseppe Ducrot, membro dell’Accademia dei Virtuosi al Pantheon dal 2013, ha iniziato la sua carriera da giovanissimo, dedicandosi al disegno. Una partenza quasi per gioco, senza pensare ad una prospettiva futura come artista, che comincia a maturare solo intorno ai venti anni, entrando nello studio di Vito Cipolla, suo maestro per il decennio successivo.

Ducrot, dunque, abbandona il disegno per la scultura, ritrovando in quest’ultima tecnica un maggiore interesse rispetto ad altre forme di ricerca. Proprio osservando il lavoro del suo mentore su un busto romano, ne percepisce l’originalità per quanto inspirato ai modelli classici, così si accinge anch’egli a praticare lo studio dell’antico, a fare delle copie o dei modelli legati alle forme plastiche del passato.

Il suo rapporto con la storia dell’arte scultorea è ben evidente ma, al tempo stesso, le sue opere dimostrano nell’attenzione dei dettagli e nell’impostazione progettuale lo scarto rispetto alla trazione classica. Nelle opere di Ducrot, come egli stesso puntualizza nel corso del racconto, prevale l’approccio dello scultore su un discorso di natura architettonica o di design, come può apparire ad un primo impatto, sensibilmente visibile nei volumi, nella materia, nel gioco di luci e ombre.

Nella sua carriera, l’artista ha lavorato anche per importanti commissioni ecclesiastiche, come gli altari per la Cattedrale di Noto e di Norcia. Il suo sogno sarebbe di realizzare una chiesa in ceramica, sia la facciata sia gli interni, un progetto utopico ma che, come egli confessa, sarebbe di straordinario impatto.